
Il magistrato parla troppo? Usa impropriamente i social e soprattutto Facebook? Anche se questi comportamenti mettono in crisi la credibilità della giurisdizione è impossibile sanzionarli in via disciplinare. Perché “c’è un vuoto normativo”.
A dirlo è uno dei titolari dell’azione disciplinare nei riguardi dei magistrati che sbagliano, cioè il procuratore generale della Core di Cassazione, Riccardo Fuzio, nella relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario che si è svolta a Roma il 26 gennaio scorso.
“Molte condotte, tra cui sovente quelle che colpiscono l’opinione pubblica e pregiudicano l’immagine della magistratura, sfuggono a qualsiasi sindacato disciplinare”, rileva il PG. Sotto accusa le esternazioni dei magistrati, soprattutto pm. Le ipotesi di illeciti extra funzionali tipizzati dal decreto legislativo 109/2006 (uno dei decreti di attuazione della riforma dell’ordinamento giudiziario del governo Berlusconi) “non permettono di pervenire a un soddisfacente equilibrio tra la tutela della libertà di espressione del magistrato come cittadino e il suo ruolo istituzionale”. Insomma “c’è vuoto normativo”, soprattutto rispetto a due situazioni nelle quali “è forte il pericolo di compromissione della immagine di imparzialità del magistrato”.
Tutti i dati del controllo disciplinare sulle toghe.
Questo articolo è pubblicato su ItaliaOggi7 del 5 febbraio 2018