In Italia, tanti social e poca digitalizzazione – Indice DESI 2018

La tabella fotografa il livello di digitalizzazione in Italia nel 2018 rispetto ai cinque ambiti analizzati dal DESI

In Italia, tanti social e poca digitalizzazione – Indice DESI 2018

Più social network e social media per i professionisti e aziende italiane. Ma nel complesso il livello di digitalizzazione dell’Italia segna il passo.
Ogni maggio la Commissione europea pubblica il DESI – Digital Economy and Society index – che misura il livello di sviluppo digitale dei 28 paesi UE.
Il quadro per l’Italia è critico e tuttavia – spigolando tra le tabelle – è possibile fare emergere qualche elemento positivo soprattutto nel settore che mi interessa focalizzare: quello della comunicazione digitale.
In linea generale, il DESI ci dice che l’Italia occupa gli ultimi posti nella classifica Ue, tenendo conto dei cinque ambiti di analisi che sono: Connettività, Capitale umano, Uso dei servizi Internet, Integrazione delle Tecnologie digitali, Servizi pubblici digitali.
Il Desi ci dice che siamo in fondo alla classuifica con Romania e Grecia e che nell’ultimo anno il maggior incremento è stato effettuato da Irlando, Spagna e Cipro.
Come egli anni precedenti, la sfida più critica riguarda le competenze digitali che nonostante le inziative del Governo rimangono scarse, riflettendo conseguenze penalizzanti sul numero degli utenti Internet, sull’utilizzo dei servizi on line, sull’e-commerce.
Detto questo, procedendo nell’analisi possiamo fare emergere qualche nota positiva. Senz’altro il recupero che l’e-governament ha compiuto nell’ultimo anno, con un punteggio di 52,7, molto a quello medio europeo di 57,5. Open data e livello di completezza dei servizi on line sono gli ambiti di maggiore performance.
Ma è sul tema dei social che mi voglio soffermare. Il DESI lo analizza sotto due aspetti: quello dell’utilizzo da parte di cittadini e professionisti e quello del loro utilizzo da parte delle imprese come canale di connessione con il mercato. Ebbene, in entrambi i casi l’indice per l’Italia cresce. Nel primo caso giunge al 61, molto vicino alla media Ue (65). Questo significa che il 65% di coloro che utilizzano Internet hanno almeno un profilo social. Tra coloro di età compresa tra 24 e 54 anni la percentuale è del 68%; scede al 40% tra gli italiani di età compresa tra i 40 e i 55 anni. In crescita anche lo shopping on line, i servizi bancari e le videochiamate.
Tabella sul livello di utilizzo dei sociale network nei paesi Ue

Nel secondo caso il DESI misure il livello di integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese italiane, che giunge complessivamente al 36,8 vs una media Ue di 40 Cresce il livello di scambio di informazione elettroniche e cresce anche l’utilizzo di social media, cioè pagine e profili aziendali. La presenza di un sito web
Il DESI non misura la “qualità” dell’utilizzo dei social, sia da parte dei professionisti che delle aziende. Ma questa è un’altra storia

 

0 Condivisioni

Related posts

Comunicazione dello studio legale: come scegliere il social giusto nel 2023

Linkedin o Instagram? Ma allora perché non Meetup o Discord o Whatsapp? Oppure Youtube o Telegram?La comunicazione degli studi legali si avvantaggia ormai di una serie di canali social; un ventaglio di possibilità, forse troppe per strutture che da poco si sono avvicinate alla presenza social e alla comunicazione disintermediata.I persistenti timori deontologici; il linguaggio

Read More
Mark Zuckeberg al F8 day

Facebook 2018 e la comunicazione degli avvocati: cosa è importante sapere

Molti, moltissimi avvocati utilizzano Facebook, tramite profili privati, la partecipazione a gruppi e qualcuno anche con pagine dello studio. Può perciò essere utile riflettere sulle principali novità che Mark Zuckerbeg ha annunciato essere oggetto di progetti di sviluppo nel 2018. Ieri, mentre in Italia si festeggiava la festa del (non) Lavoro (stando ai dati sulla

Read More
ClaMor - Gli Illeciti disciplinari contestati ai magistrati nel 2017 5_2_2018

Facebook e altri social: niente sanzioni anche se il magistrato è troppo loquace

Il magistrato parla troppo? Usa impropriamente i social e soprattutto Facebook? Anche se questi comportamenti mettono in crisi la credibilità della giurisdizione è impossibile sanzionarli in via disciplinare. Perché “c’è un vuoto normativo”. A dirlo è uno dei titolari dell’azione disciplinare nei riguardi dei magistrati che sbagliano, cioè il procuratore generale della Core di Cassazione,

Read More

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti per rimanere aggiornato Nota: Non mandiamo spam