Meno furti e giustizia civile più efficiente: ma M5S e Lega vogliono rimettere mano alle riforme

La tabella illustra l'indice dei reati predatori 2005 - 2017

Meno furti e giustizia civile più efficiente: ma M5S e Lega vogliono rimettere mano alle riforme

Furti, rapine e truffe. Il codice penale per quanto riguarda i reati predatori non trova pace. Appena modificati nel 2017, tornano alla ribalta nel contratto di governo tra M5S e Lega.
In particolare, il contratto di governo (che si può leggere interamente su Altalex http://www.altalex.com/documents/news/2018/05/17/contratto-di-governo-m5s-lega-ecco-cosa-si-prevede-sulla-giustizia) torna a parlare di aumento delle pene per i reati predatori, annunciando un nuovo intervento dopo quello realizzato dal governo Gentiloni con la legge 103/2017.
In particolare la legge che la nuova alleanza politica vuole smantellare completamente ha già aumentato le pene per furto in abitazione e con scasso,  furto aggravato,  rapina ed estorsione peraltro escludendo i bilanciamenti delle circostanze per finalità di maggior rigore.
Evidentemente ancora troppo poco per l’alleanza giallo- verde, anche se i dati parlano di una regressione del fenomeno almeno dal 2015.
L’indice di sicurezza percepita, infatti, fa parte di quella mancata di variabili indice di benessere equo sostenibile, insieme con l’efficienza della giustizia civile e altri parametri quali il reddito medio pro capite, l’indice di disuguaglianza, l’indice di disoccupazione e il gender gap; indici che sono calcolati ogni anno dal governo con il Documento di programmazione economica e finanziaria.
In base a quanto riferito dal Governo Gentiloni nel DEF 2018- 2020, all’esame del parlamento, l’indice   della criminalità predatoria è in costante discesa dal 2015, anche senza interventi normativi di inasprimento delle pene.
L’andamento crescente nel triennio 2005-2007 (l’indice passa da 16,9 a 22,1) è seguito da una riduzione nel periodo 2007-2009 e da un nuovo aumento tra il 2009 e il 2013, anno in cui l’indice raggiunge il valore massimo di 29,3. Dal 2014 l’indice si avvia lungo un percorso di marcata riduzione,fino a raggiungere il valore di 24,1 nel 2017, secondo la stima provvisoria dell’Istat.
L’indice è calcolato per 1000 abitanti e moltiplica il numero di denunce alle forze dell’ordine per specifico reato per la dimensione del nucleo familiare colpito; dopo di ché si sommano le risultanze con riferimento ai singoli reati e si corregge con la quota media di sommerso delle vittime di reato.
Quanto alla giustizia civile, anche’essa oggetto del contratto M5S e Lega sopratutto in merito al ripristino dei tribunali chiusi nel 2015, il DEF nei suoi allegati segnala che nel periodo 2012-2014 si è verificato un aumento dell’indicatore del 7,2 percento, pari ad un incremento di 33 giorni nella durata media effettiva dei  procedimenti oggetto di analisi. Nel triennio 2015-2017 invece l’indice registra un miglioramento: la durata media effettiva dei procedimenti presso i tribunali ordinari è scesa nel 2017 a 445 giorni, dato inferiore al livello rilevato nel 2012. La variazione negativa registrata nel triennio 2015-2017 è quindi del 7,7 percento. Se si analizzano i dati secondo la ripartizione geografica emerge un quadro fortemente differenziato. Nel Mezzogiorno la durata dei procedimenti è sempre superiore alla media nazionale; tra il 2012 e il 2015 la durata dei procedimenti in giorni è passata da 684 a 719 (un incremento del 5,1 percento). Nelle ripartizioni Nord e Centro, invece, i procedimenti considerati richiedono un numero di giorni inferiore alla media nazionale. Nel periodo 2012-2015 la durata dei procedimenti nel Nord e nel Centro è aumentata rispettivamente di 11 e 47 giorni.
Nel 2016 la durata dei procedimenti al Nord, al Centro e nel Mezzogiorno si riduce rispettivamente di 16, 13 e 37 giorni rispetto al 2015. La riduzione maggiore nel triennio 2014-2016 si registra nel Mezzogiorno (pari a 62 giorni).

 

 

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