“Cambia tre abitudini all’anno e otterrai risultati fenomenali” (Anonimo).
Cosa potrebbero fare gli studi legali, stretti dalla morsa congiunta innovazione-concorrenza-crisi, per rimettersi in moto ed affrontare con maggiore consapevolezza e tonicità le sfide dell’era digitale?
Già sapete (ne ho già scritto), che sono una teorica della “dose minima” per iniziare un percorso di innovazione senza traumi. E senz’altro un buon primo passo è organizzare in maniera efficiente l’attività dello studio legale, assicurando la compliance non solo alle norme cogenti ma anche alle regole deontologiche e alle buone prassi di una gestione organizzata e strategica dello studio legale.
Ora un modello a cui ispirarsi c’è…
E’ la prassi di riferimento UNI PdR 33:2007, Studi legale Principi organizzativi e gestione dei rischi connessi all’esercizio della professione, promossa da Asla e messa a punto da un gruppo di lavoro presso UNI (l’Ente Italiano di Normazione) formato da avvocati appartenenti a Studi ASLA e da esperti designati da UNI per l’area organizzazione/comunicazione e certificazione. E’ stata predisposta in autunno scorso, ma è di qualche giorno fa la circolare Accredia che ha avviato il percorso di certificazione per gli enti. Ma questo non significa che gli studi legale non se ne possano già avvantaggiare.
Seguendo il modello, sarà possibile iniziare a ragionare sul proprio studio come una vera e propria entità organizzata, capace di dimostrare efficienza e di raggiungere un utile contenimento dei costi inutili.
L’articolo è pubblicato su www.altalex.com/avvocatoquattropuntozero
Puoi scaricare qui la Studi legali, ciclo di qualità uni_pdr_33_2017-2