Il decalogo per le toghe social: Continenza, Prudenza e Formazione

Il decalogo per le toghe social: Continenza, Prudenza e Formazione

Continenza, Prudenza, Precauzione e Formazione: i magistrati amministrativi possono essere social a patto di essere consapevoli e continenti. E di non dare in pasto alle piattaforme dati sensibili, per esempio la geolocalizzazione.
Per le toghe, i social sono gioie e dolori! Sono sì luoghi dove poter esprimere le proprie opinioni ma espongono chi le frequenta a rischi di “eternità mediatica”. Quindi meglio usare prudenza.
Il Consiglio di Giustizia amministrativa ha approvato proprio oggi le Linee guida “sull’uso dei mezzi di comunicazione elettronica e dei social media da parte dei magistrati amministrativi”, annunciando corsi di formazione ad hoc per i magistrati (ohibò).
Un decalogo, quello dell’organo di autogoverno della Giustizia amministrativa, tra il buon senso ed il richiamo a forme di continenza espressiva, di mantenimento del decoro proporzionato al ruolo e di consapevolezza che la propria liberà di espressione trova limiti precisi nel rispetto dei diritti.
Le toghe sui social, insomma, devono adottare “elevati parametri di continenza espressiva, utilizzando un linguaggio adeguato e prudente”. Post e commenti dovranno essere tali da garantire il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali di tutti i consociati, nonché da salvaguardare la dignità, l’integrità, l’imparzialità e l’indipendenza del singolo magistrato, della magistratura amministrativa e delle istituzioni che la rappresentano. E’ ammesso l’utilizzo di pseudonimo ma occhio a non nasconderci dietro qualche illeciti di opinione (evidentemente, accade!).
Riserbo, ovviamente, sui casi e controversie e divieto di promuovere attività economiche extra istituzionali.
Nel creare collegamenti e stringere amicizia, le toghe dovranno attenersi a principi di precauzione: è meglio evitare se vi possono esser profili che mettano in dubbio la imparzialità (o la sua percezione).
Dai collegamenti e dalle amicizia social però non si potrà far discendere automaticamente quella “ consuetudine del rapporto personale” che è condizione di incompatibilità processuale.

Non posso non leggere, nella filigrana delle linee guida per l’utilizzo dei social media da parte delle toghe, un velato richiamo all’uso disinvolto che tanti professionisti fanno dei propri profili.
Nei social spesso si confondono la dimensione privata e quella professionale mentre le piattaforme permettono, attraverso i filtri, di guidare le proprie scelte di condivisione mentre il senso etico della propria professione dovrebbe guidare alla continenza (anche nelle foto) e al rispetto degli altri.
Ma se questo non accade in maniera spontanea, allora il decalogo tornerà utile.
Ecco il testo integrale della delibera

DELIBERA SULL’USO DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE ELETTRONICA E DEI SOCIAL MEDIA DA PARTE DEI MAGISTRATI AMMINISTRATIVI

Ambito

1. Oggetto delle presenti linee guida è l’utilizzo da parte dei magistrati amministrativi dei social network, nonché degli ulteriori strumenti di comunicazione elettronica nell’ambito di rapporti professionali, in cui la comunicazione è conoscibile da un numero indeterminato o comunque elevato di persone e ulteriormente divulgabile da parte di chi ne prende conoscenza. Sono, in ogni caso, escluse dall’ambito della presente delibera le forme di comunicazione elettronica individuali, da ascriversi alla sfera della corrispondenza privata.

Diritti, rischi e responsabilità

2. I magistrati amministrativi utilizzano i social media, quale forma della libertà di manifestazione del pensiero, nel rispetto dei canoni di comportamento da essi esigibili, anche nella vita privata, secondo i codici etici dei magistrati amministrativi e le vigenti norme disciplinari, al fine di salvaguardare il prestigio e l’imparzialità dei singoli magistrati e della giustizia amministrativa nel suo insieme e la fiducia di cui sia i singoli che l’Istituzione devono godere nell’opinione pubblica. I magistrati amministrativi fanno un uso dei social media ispirato a parametri di consapevolezza dei rischi e dei vantaggi derivanti dall’utilizzo di tale forma di comunicazione, e di assunzione di responsabilità individuale per comportamenti e dichiarazioni divulgati con tali mezzi.

Identificazione del magistrato nei social media

3. I magistrati amministrativi possono utilizzare i social media, nella propria vita privata, anche attraverso pseudonimi, a condizione che l’uso di uno pseudonimo non costituisca un espediente per porre in essere comportamenti illeciti.

Contenuti e regole di comportamento nell’uso dei social media

4. L’uso dei social media deve avvenire in maniera tale da garantire il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali di tutti i consociati, nonché da salvaguardare la dignità, l’integrità, l’imparzialità e l’indipendenza del singolo magistrato, della magistratura amministrativa e delle istituzioni che la rappresentano.
5. I magistrati amministrativi adottano elevati parametri di continenza espressiva, utilizzando un linguaggio adeguato e prudente rispetto a tutte le interazioni in essere sulle piattaforme di social media, nonché con riferimento al rischio della perdita di controllo del o dei contenuti immessi ed alla tipologia di contenuto oggetto di pubblicazione e diffusione.
6. I magistrati amministrativi non comunicano con le parti, i loro rappresentanti o il pubblico in generale con riferimento a casi e controversie di propria competenza.
7. I magistrati amministrativi non utilizzano i social media come strumento di pubblicità di proprie attività economiche extraistituzionali.

Amicizie e connessioni sui social media

8. Le amicizie e connessioni sono create o accettate on line da parte dei magistrati ammnistrativi nel rispetto dei principî generali di diligenza e precauzione. Le amicizie sui profili social non costituiscono un elemento di per sé rilevante a manifestare la reale consuetudine di rapporto personale richiesta ai fini delle incompatibilità, la cui disciplina, di carattere tassativo, è prevista unicamente nell’art. 51 c.p.c. Le amicizie e i contatti sui social network e media, pur non equiparabili a quelli della vita reale, quando concernono persone coinvolte nell’attività professionale del magistrato devono essere contenute ovvero evitate, allorché essi possano incidere sulla sua immagine di imparzialità.

Formazione

9. I magistrati amministrativi hanno il diritto ed il dovere di ricevere una formazione specifica relativa ai vantaggi e ai rischi derivanti dall’utilizzo dei social media; al riguardo, vanno previste, a cura del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa e dell’Ufficio studi della Giustizia amministrativa, nelle forme più idonee ed efficaci, iniziative di aggiornamento e formazione in materia.

Privacy e sicurezza

10. È auspicabile che i magistrati amministrativi conoscano adeguatamente le impostazioni di sicurezza e privacy delle piattaforme di social media che utilizzano, consapevoli dei rischi e delle opportunità di condividere informazioni personali sui social media, con specifico riferimento alla pubblicazione di particolari categorie di dati personali quali quelli di geolocalizzazione.

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